“Ogni persona possiede un profilo gustativo distintivo che può aiutare a identificare i vini che è più probabile che assapori e apprezzi. Nel corso del processo di sviluppo del nostro sistema è emerso che questo profilo può essere identificato e digitalizzato.
Similmente, i vini potevano essere digitalizzati sulla base di parametri fondamentali, aprendo la strada alla creazione di un algoritmo in grado di abbinare i vini. Questo ha segnato l’inizio dell’elemento cardine del progetto: il sommelier digitale”. A parlare sono i fondatori di una fortunata start–up tecnologica, la Winest, che sta raccogliendo molti riscontri positivi da quanto ha preso il largo sul mercato enologico. Abbiamo parlato più volte, fra le righe delle nostre rubriche, del ruolo sempre più raffinato e diffuso dei cosiddetti sommelier digitali, degli algoritmi del vino, delle intelligenze artificiali in grado di scegliere per noi.
Winest è una start–up foodtech che ha sviluppato un modello tecnologico unico per personalizzare il vino. Nel corso dell’ultimo anno, l’azienda ha assemblato un team di esperti del vino, tra cui Tazo Tamazishvili, uno dei migliori sommelier al mondo secondo la guida francese Gault&Millau. L’azienda si basa su tre principi chiave: accessibilità, selezione accurata e approccio personalizzato. Ecco come nasce il progetto in questione: durante la pandemia, è emerso il contesto che ha portato alla creazione di Winest. Gli utenti, attraverso un questionario, possono definire le loro preferenze tra vino rosso o bianco, fermo o frizzante, caffè con o senza latte, tè forte o delicato e varie tipologie di frutta secca. Il quiz include anche preferenze aromatiche, come agrumi, frutti tropicali e bacche. “Una volta completato il quiz – proseguono dall’azienda – il sistema utilizza le risposte per assegnare a ciascun utente un profilo di gusto personalizzato. Questo profilo viene poi utilizzato per consigliare vini che si adattano alle preferenze individuali dell’utente”.