Il cosiddetto vino de-alcolizzato, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in queste nostre pagine, sta riscontrando un successo di mercato sempre maggiore, soprattutto in Paesi in crescita economica come l’India. Noto anche come vino analcolico o senza alcol, questo genere di bevanda presenta un contenuto davvero irrisorio d’alcol, come d’altronde suggerisce il nome, o addirittura una totale assenza dello stesso.
Il processo di produzione e il relativo prodotto consentono al consumatore di godere dell’esperienza sensoriale del vino senza gli effetti inebrianti dell’alcol. Le uve utilizzate sono quelle tradizionali, vengono però sfruttate tecniche come la distillazione sottovuoto o l’osmosi inversa per estrarre l’alcol preservando i sapori e gli aromi. Il tutto porta sul piatto dei “pro” ovvi benefici per la salute. Non solo per l’assenza dell’elemento inebriante, ma anche per quanto concerne l’apporto calorico: decisamente inferiore al vino normale, rende l’esperienza preferibile per chi è più attento al proprio peso e alla propria dieta.
Inoltre, possedendo un impatto notevolmente inferiore sui livelli di zuccheri nel sangue, è preferibile anche per gli intenditori che soffrono di diabete o comunque che vogliono tenere sotto controllo la propria glicemia. Per raggiungere i livelli di alcol desiderati, vengono messe in campo svariate tecniche. Con la distillazione sottovuoto viene ridotta la pressione sul vino per abbassarne il punto di ebollizione, consentendo all’alcol di evaporare a una temperatura inferiore. Mentre con l’osmosi inversa il vino viene fatto passare attraverso una membrana semipermeabile ad alta pressione. La membrana rimuove quindi selettivamente le molecole di alcol.