“Il sistema alimentare globale attuale è considerato insostenibile. In particolare, l’industria vinicola è fortemente influenzata dai cambiamenti climatici e contribuisce alle emissioni di gas serra: sta suscitando critiche da più fronti per la sua scarsa sostenibilità ambientale, economica e sociale” a evidenziare il crescente rischio ambientale, da cui come detto il mondo enologico non è certo esente, sono i vari leader mondiali durante la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP28 tenutasi nell’anno appena conclusosi.
Le emissioni del settore vinicolo, comprese quelle legate alla produzione di bottiglie, trasporto e gestione dei rifiuti, possono rappresentare fino all’81% all’interno delle statistiche totali di settore. Le bottiglie più pesanti, ad esempio, richiedono più combustibili fossili per il trasporto, aumentando ulteriormente l’impatto ambientale. Non mancano però, come ben sappiamo, i segnali positivi. Come emerge dal report sopracitato: “Alcuni paesi, come il Canada, hanno adottato iniziative per ridurre il peso delle bottiglie standard, mentre produttori in tutto il mondo stanno utilizzando bottiglie più leggere.
Gli scrittori enologici, inoltre, stanno iniziando a considerare il peso della bottiglia nelle loro recensioni, contribuendo a rendere nota la problematica alle masse”. Alternative alle bottiglie di vetro tradizionali, come PET, carta, vino in scatola e lattine di alluminio, possono ridurre l’impronta di carbonio, ma è necessaria un’educazione dei consumatori per superare l’associazione con una presunta qualità inferiore. La viticoltura biologica o biodinamica rappresenta solo il 6% dei vigneti, ma molte aziende stanno adottando pratiche più sostenibili, come l’uso di uve resistenti e sistemi geotermici per il riscaldamento e il raffreddamento delle cantine.