L’industria degli alcolici risulta, purtroppo, tra le principali responsabili del cambiamento climatico globale. Produce un’enorme impronta di carbonio, equivalente a 2,7 chili di gas a effetto serra (GHG) per ogni bottiglia da 750 millilitri di liquore. L’intero processo di produzione, dall’origine all’imballaggio e allo smaltimento, arriva a produrre anche 3 chili di gas serra: un ritmo altamente insostenibile.
È quindi indispensabile cercare soluzioni per ridurre l’impatto di questo altrimenti amatissimo settore. Ci sono anche notizie positive, fortunatamente, per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni. La distilleria Appalachian Gap del Vermont, ad esempio, utilizza un sistema di produzione a circuito chiuso che sfrutta l’acqua refrigerata per raffreddare i distillati nei serbatoi. In questo modo si evita di estrarre l’acqua fredda dai fiumi. I sistemi altamente isolati prevengono le perdite e la stessa acqua viene utilizzata ripetutamente mantenendo la temperatura a 34° C.
I refrigeratori funzionano, inoltre, con energia solare. La distilleria spedisce i rifiuti prodotti a un impianto di biogas, il quale li converte in energia rinnovabile. Sul tetto sono stati collocati tubi riflettenti traslucidi e tappi resistenti alle intemperie per consentire alla luce solare concentrata di entrare nella distilleria, risparmiando così ulteriore elettricità. Il soffitto in cellulosa e le finestre rivestite di vernice termica regolano poi la temperatura interna della distilleria. Grazie a questi sforzi sostenibili combinati, l’Appalachian Gap Distillery è diventata la prima distilleria a emissioni zero degli Stati Uniti certificata da Climate Neutral. Hanno dimostrato una via sostenibile possibile, praticabile, da adottare nell’industria degli alcolici.