Sono molte le aziende vinicole della californiana Napa Valley che possono vantare una lunga storia, a dispetto dei continui passaggi di mano. Una di queste, su cui ci soffermeremo oggi, si chiama Bouchaine e le sue radici risalgono al 1880, un’epoca lontana relativamente alla più “ristretta” storia americana moderna: in quel lontano anno, la terra venne acquisita da un colono del Missouri di nome Boon Fly, il quale iniziò a piantare uva e alberi; venne poi il 1927 e vi fu il primo passaggio di proprietà, nelle mani del viticoltore di origine nostrana Johnny Garetto, il quale tenne le redini sino allo sgargiante 1961; qui subentrò il signor Beringer, che ne fece un mero deposito, sino al momento dell’acquisto finale da parte di Gerret e Tatiana Copeland nel 1981.
I Copeland sono anche i protagonisti contemporanei di questa vicenda fatta di tradizione e innovazione: sono loro ad aver lanciato un’etichetta leader, ampliando il possedimento a 100 acri. Sono sempre loro che, recentemente, hanno oculatamente scelto d’investire nelle più avanzate tecnologie: hanno, di fatti, installato dei modernissimi sensori chiamati “Cisco Industrial Asset Vision”, in grado di ottimizzare non solo la precisione della gestione acque, ma anche tutte le altre fasi e decisioni della coltivazione.
In una recente intervista, i visionari Copeland hanno spiegato al pubblico come sono giunti alla decisione di applicare questa tecnologia nelle loro vigne: “Abbiamo sensori Cisco in tutto il nostro vigneto, i quali ci danno accesso in tempo reale alla temperatura, all’umidità, alla velocità del vento, all’umidità del suolo e ad altri dati che ci permettono di regolare le tecniche di coltivazione e l’uso dell’acqua. Poiché la California è in perenne siccità, la mitigazione dell’uso dell’acqua è un obiettivo davvero importante per noi”.