Il bicchiere è una sorta di medium, un mezzo attraverso il quale una ricercata bevanda può finalmente raggiungere noi e le nostre papille gustative. Paragonabile, dunque, al lavoro svolto da un libro o da una pellicola cinematografica nei confronti di una storia che andava raccontata, anche i bicchieri richiedono una certa arte e tecnica per rendere al meglio delle loro possibilità il contenuto della serata.
Il discorso si fa ancora più serio se si parla di champagne: non si può sbagliare, eppure le opzioni dettate da tecnica e tradizione sono molteplici. Come per i bianchi, i rossi, i liquori e i distillati, anche per lo champagne il recipiente andrebbe selezionato con estrema cura. Passiamo in rassegna insieme alcune delle più diffuse e azzeccate opzioni. In primis possiamo annoverare la mezza-flûte, il classico calice con coppa stretta e oblunga, con un evidente restringimento a cono nel punto dove si ricongiunge con lo stelo. La sua forma può, effettivamente, valorizzare l’anidride carbonica, proteggendo gli aromi della bevanda.
La flûte classica è la più indicata, ça va sans dire, per gli champagne classici. Dalla base più tondeggiante rispetto alla precedente, esalta anch’essa i profumi rilasciati dalle bollicine. Per etichette più mature andrebbe invece scelto un calice da flûte largo, avente una circonferenza ben più ampia, man mano più ristretta verso il fondo. Dei flûte, in ogni caso, esistono migliaia di variazioni sul tema, operate da esperte mani di design. Alcune tipologie di bottiglie si prestano poi a esser servite anche in calici da vino.
Soprattutto quando si parla di etichette corpose e ben strutturate, il calice da rosso o da bianco consente una maggiore ossigenazione del prodotto. Vi è, infine, l’opzione certamente più cinematografica e funzionale: la coppa bassa e ampia da champagne. Ottimale per bollicine aromatiche e per spumanti dolci.