Nel 2021 le vendite di vini sul mercato britannico hanno giovato di un positivissimo aumento del 31% rispetto all’anno precedente, raggiungendo di conseguenza i 9,3 milioni di bottiglie. Il Regno Unito conta attualmente la cifra di 897 vigneti, una stima in cui è incorporata una crescita del 70%, relativa alla superficie territoriale dedicata al vino negli ultimi cinque anni nel Paese.
L’intera industria, inoltre, potrebbe a breve “brindare” per un ulteriore salto in avanti: un balzo di ben 180 milioni di sterline. Il motivo, o uno dei motivi, dietro questi importanti traguardi? Sembrerebbe merito del governo, il quale ha da poco annunciato l’eliminazione di gran parte della burocrazia comunitaria. Sull’onda della recente brexit, di fatti, stanno cadendo molte norme e atti legislativi dell’UE: la fine del requisito obbligatorio per cui alcuni spumanti debbano possedere tappi di stagnola, o ancora la maggiore permissività di miscelare il vino importato nel Regno Unito.
“Introducendo una maggiore flessibilità, i produttori e gli importatori di vino non saranno costretti a fare qualcosa di diverso, ma potranno innovare. – hanno dichiarato dalla prestigiosa Wine and Spirits Trade Association – Queste riforme metteranno un razzo sotto le imprese dei nostri viticoltori, facendo crescere l’economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare e delle bevande. La burocrazia inutile soffoca l’innovazione e la crescita. Ora che abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi, possiamo garantire che funzionino nell’interesse delle nostre imprese”. La linea di pensiero e di condotta generale avviate dal governo e dalle associazioni di genere sembrano essere concordi sul fatto che la riforma e l’abolizione di normative onerose contribuiranno a far crescere l’economia e a fornire alle imprese la libertà necessaria per innovare, creare e prosperare.