34mila ettari a Nord-Est di Parigi, 5 Dipartimenti, 634 Comuni, circa 120 km di ordinatissimi filari di viti, qualcosa come 4.700 produttori, una Regione Patrimonio dell’Unesco. Lo Champagne lo si produce solo lì, in un’area geografica le cui peculiarità della conformazione collinare e del suolo gessoso denominato craie ― esito morfologico di un dominio oceanico di decine di milioni di anni e di un’impronta geologica impressa da uno sprofondamento verificatosi 70milioni di anni fa, dovuto al peso dei depositi rocciosi sedimentatisi sui fondali ― originano un terroir con caratteristiche chimico-fisiche uniche al mondo.
Qui le viti affondano le radici in depositi calcarei stratificati ma porosi, impreziosendo gli uvaggi di elementi minerali e salini. C’aveva visto lungo insomma l’abate benedettino Dom Pierre Pérignon che nella seconda metà del XVII secolo ebbe certamente il merito di individuare nel pinot nero il vitigno più prestigioso dell’arrondissement di Épernay nel dipartimento della Marna. Non solo, seppe affinare la tecnica di vinificazione della “presa di spuma” che consta dei lieviti da aggiungere al mosto conclusa la fermentazione, ma soprattutto selezionò tappi di sughero da ormeggiare al collo delle bottiglie protetti dall’iconica gabbietta metallica.
Ma l’unicum delle uve di Champagne si dice sia il suo “tenore in esteri” (esterificazione) che ne determina, tra gli altri aspetti di pregio, la tenuta della qualità a fronte dell’invecchiamento. Non è possibile accedere alle tecniche della tradizione secolare propria di questa terra, si diceva fino ai giorni recenti, quando il produttore italiano Alberto Massucco con i suoi esperti Vigneron, è stato ammesso nel Pantheon dei maestri cantinieri d’Oltralpe.
Già imprenditore metalmeccanico piemontese, Massucco è da sempre innamorato di Chardonnay in purezza, di Premier Cru, di Cuvée e di Blanc de Blancs ed è il primo connazionale inserito ufficialmente nei registri francesi AOC. L’azienda Alberto Massucco Champagne ha una produzione di circa 15mila bottiglie tra cui 500 Magnum e 150 Jeroboam. Come diceva Madame Lily Bollinger: “Lo Champagne lo bevo quando sono contenta e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete.”