“L’importanza delle certificazioni di sostenibilità è che rispettano pienamente le procedure e gli obiettivi che l’ente certificatore richiede per ottenere la certificazione. È un segno distintivo che attesta che l’azienda vinicola l’ha ottenuta perché si impegna al 100%.
È passato un decennio da quando ho iniziato a coltivare i vigneti con questa mentalità. Ogni anno vedo un miglioramento”. A condividere con il pubblico la propria personale esperienza professionale a stretto contatto con il mondo della sostenibilità e del buon vino, è Alessio Gragnoli, direttore generale di Teruzzi. Si parla di un’azienda di produzione internazionalmente riconosciuta come faro e traino verso le pratiche etiche per quanto concerne il panorama vitivinicolo italiano, toscano nella fattispecie: Teruzzi nasce nel 1974, da allora si è trasformato in un punto di riferimento per la sostenibilità in Italia, focalizzandosi sulla coltivazione delle uve e la produzione di vini di alta qualità.
Dopo l’acquisizione da parte di Terra Moretti nel 2016, l’azienda ha intensificato gli sforzi ambientali e sociali, emergendo come leader tra i produttori toscani impegnati in questi ambiti. “La cantina – spiega il virtuoso produttore – adotta pratiche sostenibili, come l’uso di atomizzatori da recupero che permettono di risparmiare circa il 50% dell’acqua. Inoltre, un approccio tecnologico basato su software collegato alla centralina nei vigneti guida i trattamenti contro le malattie in modo mirato ed efficiente”. Teruzzi ha ottenuto nel 2022 la certificazione Equalitas, riconoscimento tra i più rigorosi al mondo per la sostenibilità. L’approccio di Teruzzi, riflette l’impegno del produttore nel produrre vini espressivi, che siano in grado di mantenere un forte legame con il territorio e di dare la giusta priorità alla sostenibilità in tutte le fasi della produzione.