“Wild boys (wild boys) never lose”, cantavano i Duran Duran 40 anni fa esatti. Correva l’anno 1984, quando a Milano si era in piena epoca “paninara”, coincidente con l’inizio dell’epoca dell’iperconsumismo. Il fenomeno che oggi in ambito moda viene chiamato anche fast fashion, a cui si contrappone la recente tendenza del consumo responsabile.
Proprio negli spumeggianti Anni Ottanta imperava un certo modo di vestire, in cui brand di punta quali Naj-Oleari e Fiorucci, ma soprattutto Timberland con i suoi scarponcini “Yellow Boots”, la facevano da padroni. Va detto che il flagship product di Timberland non è mai passato definitivamente di moda, da quando fu creato nel 1973 da un certo Sidney Swartz, designer del New Hampshire. In principio era stato concepito come un “semplice” stivaletto ideato per i lavoratori e chiamato “Timberland 6-inch boot”: scarpone impermeabile in nabuk con solida suola scanalata in gomma. Insomma, un capo funzionale, un accessorio da lavoro indispensabile all’insegna della sicurezza e della flessibilità.
Quest’anno gli scarponcini Timberland vedono l’ennesimo rilancio, nato all’insegna della collaborazione tra i brand Supreme e Timberland. La partnership ha come protagonista il Field Boot, una versione di stivaletto derivata dal più celebre boot del mondo. Realizzato in esclusiva per Supreme, il Field Boot è stato prodotto in tre colori: total black in GORE-TEX e a strisce zebrate o tigrate, anche in versione con tomaia in pelo su pelle. La collaborazione “Supreme x Timberland” avviene nel più ampio contesto della capsule range di Timberland con HYSTERIC GLAMOUR, che comprende una serie di capi d’abbigliamento, tra cui felpe, tute, T-shirt, cappellini, cinture, portachiavi e, appunto, i celebri scarponcini. Tutti gli item si presentano con l’iconica silhouette streetwear di Supreme e con design audaci, densi di grafismi tipicamente americani. Lo scarponcino Field Boot Timberland reinterpretato da Supreme è stato lanciato il 14 novembre 2024 a un prezzo iniziale di 218 dollari.
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