È nato, in laboratorio, il più piccolo bicchiere di vino mai creato nella lunga storia dell’umanità e dell’enologia! Pensate, si tratta di un bicchiere di vetro talmente minuto da essere visibile solo con un microscopio elettronico a scansione, avente le dimensioni di poche decine di micrometri.
Una scala talmente ridotta da permettergli di appollaiarsi comodamente su di un capello umano. L’eccellente risultato, artistico oltre che tecnologico, è stato raggiunto dai ricercatori del KTH Royal Institute of Technology, i quali hanno saputo sfruttare sapientemente una tecnica di stampa 3D all’avanguardia: un passo cruciale, tra le altre cose, per lo sviluppo di dispositivi elettronici e ottici. Il team, però, non si è certo fermato qua: ha, infatti, prodotto altre creazioni in vetro autentico, come spirali, aghi, un cantilever, un risonatore ottico e persino una riproduzione del logo dell’università.
“Oltre al valore artistico – spiegano dall’università – questa tecnologia ha enormi potenzialità per il futuro dei sistemi ottici. I componenti in vetro più piccoli e precisi potrebbero essere stampati direttamente sulla punta dei cavi in fibra ottica, rivoluzionando la tecnologia delle comunicazioni”. Ma qual è il processo che ha portato alla nascita di questo minuscolo calice, adatto per ipotetici amanti del vino lillipuziani? Si inizia con un precursore chiamato idrogeno silsesquiossano (HSQ), il quale viene poi convertito in vetro di silice attraverso impulsi laser ultraveloci. Questa tecnica ha dimostrato di superare i metodi di stampa 3D tradizionali per il vetro, poiché non richiede temperature elevate e prolungate.