Siamo ormai abituati a vederci invadere dalle intelligenze artificiali in qualsivoglia settore della nostra vita. Dal campo bancario a quello degli investimenti, dalla viabilità stradale sino ai più delicati ambiti della medicina. Di recente sono state sviluppate delle A.I. (artificial intelligence) in grado di ricercare cellule cancerose in campioni di tessuto.
Ma la notizia che questi cervelli artificiali possano sostituire il palato di un sommelier certificato, potrebbe far rivoltare qualche intenditore nella propria tomba! Secondo un recente rapporto degli scienziati del National Institute of Standards and Technology degli Stati Uniti le tecnologie al riguardo si starebbero affinando sempre di più, ricerca dopo ricerca. Le cinque principali caratteristiche del vino sono le seguenti: dolcezza, acidità, tannino, alcol e corpo.
La prima si calibra in base agli zuccheri presenti nel vino, l’acidità corrisponde al sentore piccante, il tannino contribuisce all’amarezza, il corpo è l’impressione complessiva della bevanda e comprende il livello di alcol presente e la durata del sapore. Insomma, con la giusta tecnologia, non vi è nulla di non identificabile perfino da una macchina! Questo è ciò che devono aver pensato gli esperti incaricati dei sopracitati approfondimenti scientifici, i quali hanno recentemente scelto di addestrare un’intelligenza artificiale a “districarsi” fra circa 150 vini selezionati, provenienti da 3 diverse varietà d’uve, prendendo in considerazione 13 caratteristiche facilmente misurabili, come ad esempio colore, acidità, livelli di alcol e magnesio.
A tutto è stato assegnato un valore da 0 a 5, ed ecco apparecchiato l’algoritmo del perfetto sommelier sintetico. Certo, la strada da percorrere è ancora lunga per colmare il divario da un professionista in carne e ossa, ma certamente la direzione intrapresa è tanto corretta quanto, a tratti, inquietante.