Quando si parla di mercato cinese e consumo di vino, come abbiamo avuto modo di appurare più e più volte, solitamente i trend e i numeri paiono essere rassicuranti. Questa volta, però, è lo stesso alto funzionario cinese deputato al settore delle bevande alcoliche ad annunciare le cattive notizie: il consumo di vino nel Paese avrebbe raggiunto il cosiddetto “collo di bottiglia”, una poco incoraggiante fase di stallo in cui l’industria non avrebbe più molto terreno “di ritirata”, soprattutto dopo i durissimi colpi subiti dalla Cina durante gli anni di pandemia globale.
Song Shuyu, questo il nome del responsabile in questione, è presidente China Alcoholic Drinks Association, ente ufficiale per la regolamentazione dell’industria degli alcolici. Il report presentato al pubblico è, invece, emerso durante un’importante riunione tenutasi a Shandong. Nel 2022 i numeri e i risultati del mercato erano ancora più che incoraggianti: 950,9 miliardi di RMB (137,6 miliardi di dollari) di fatturato totale generato dai grandi produttori di bevande, ovvero un rialzo del 9,1% rispetto all’anno precedente.
Un ottimo risultato, tenendo conto che nel Paese vi sono 1756 grandi produttori, i cui ricavi annuali sono in media di almeno 20 milioni di RMB (2,89 milioni di dollari). Vi è un forte “ritardo”, però, se si osserva la situazione odierna: nei dati più recenti si parla di un monte-profitti di soli 340 milioni di RMB (49,1 milioni di dollari). Secondo poi la sopracitata China Alcoholic Drinks Association, le piccole e medie aziende vinicole sarebbero in continua perdita. Un anno di cali, insomma, come confermano ulteriormente di seguenti risultati di mercato: “Le importazioni di vino sono crollate così come la produzione interna di vino. La produzione di vino del Paese è scesa a 4,2 milioni di ettolitri, perpetuando un declino decennale”.