Come di tanto in tanto amiamo ricordare, la Georgia, ex repubblica sovietica, è riconosciuta da molti studiosi come il luogo di nascita del vino, con tracce di vinificazione risalenti a 8.000 anni fa. Nella capitale, Tbilisi, la storia del vino è permeata in ogni angolo e in ogni pietra: evidenziata ai massimi livelli dall’imponente statua della Madre della Georgia, armata di spada e coppa di vino.
Con una storia e un’eredità antica è ovvio che alcune tecniche di produzione siano altrettanto ancestrali. Non è altrettanto ovvio, però, che sopravvivano ancora oggi: eppure questo miracolo si verifica ciclicamente in Georgia, stagione dopo stagione. Basta spingersi nella valle del fiume Kakheti, al monastero di Alaverdi, un complesso medievale che coltiva antiche viti georgiane. Qui il vescovo ortodosso David, custode del monastero, sottolinea la vita tranquilla dei monaci dedicati alla creazione di un vino perfetto. “Produciamo 20.000 bottiglie, con un massimo di 50.000 bottiglie. La capacità della nostra cantina è di 30 tonnellate di vino. – racconta orgoglioso il religioso produttore – Siamo solamente quattro monaci, ma la gente del posto ci aiuta nel curare la terra.
Ogni volta che siamo nella vigna o nella cantina, sentiamo sempre che Dio è vicino a noi”. La produzione avviene con giganteschi vasi di argilla chiamati qvervi, avviene secondo tradizioni secolari. Il vino dei monaci, prodotto in quantità limitate, viene benedetto durante la comunione nella cattedrale di Alaverdi, con canti che celebrano il legame profondo della Georgia con la religione e il vino. “Uno dei nostri canti più antichi – spiega il vescovo – è chiamato Tu sei la vigna ed è stato scritto 900 anni fa da un re diventato monaco per onorare il profondo legame della Georgia con la sua religione e il vino”.