“Le persone sono sensibili alle dimensioni dei contenitori e delle porzioni. E queste tendono, delle volte, a diventare sempre più grandi e di conseguenza arriviamo a consumare molto di più. Il mio gruppo di ricerca si occupa quindi di capire se sia possibile modificare l’ambiente in cui viviamo per ridurre il consumo di cibo e migliorare la salute di tutti”.
A parlare è l’autrice e la principale ricercatrice di un recente studio, la professoressa Dame Theresa Marteau, la quale ha voluto valutare l’eliminazione del bicchiere di vino più grande dalla vendita, dimostrando una riduzione del 7,6% nella quantità totale di vino consumato da parte del pubblico. L’esperimento sarebbe stato condotto nell’arco di quattro settimane in ben 21 pub, bar e ristoranti. La rimozione del formato da 250 ml ha infatti portato a un aumento delle vendite dei bicchieri più minuti, quelli da 125 ml e 175 ml, mantenendo però costanti le vendite di birra e sidro.
Gli studiosi dell’Università di Cambridge suggeriscono che il “rapporto qualità–prezzo” potrebbe aver influenzato la scelta dei consumatori. “L’implementazione di questa politica – spiegano gli studiosi coinvolti – dovrebbe essere considerata dalle autorità preposte alle licenze. Inoltre, vincoli finanziari potrebbero aver contribuito al comportamento dei consumatori, considerando che un bicchiere più grande può spesso costare meno di due bicchieri più piccoli”. La proposta di ridurre le dimensioni dei bicchieri potrebbe a tutti gli effetti rivelarsi una strategia efficace per limitare il consumo smodato di alcol, influenzare le norme sociali e promuovere la salute pubblica.