L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), conosciuta anche come una sorta di “ONU del vino”, ha da poco lanciato un appello per uno sviluppo sostenibile della vite, durante una recente riunione ministeriale a Digione, Francia. 37 dei 50 membri partecipanti hanno sottolineato l’urgenza di affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, che (come purtroppo ben sappiamo) amplifica i problemi del settore.
Nella dichiarazione ministeriale, la prima nella storia dell’OIV, si: “incoraggia la protezione della biodiversità dei vitigni e degli ecosistemi circostanti, promuovendo pratiche come la limitazione dell’erosione del suolo, la cattura del carbonio e la riduzione degli sprechi. L’obiettivo è favorire pratiche agricole ed enologiche innovative, resilienti e sostenibili, con particolare attenzione alla gestione delle risorse idriche e alla conservazione delle varietà di vite”.
Oltre all’aspetto ambientale, il direttore generale dell’OIV, John Barker, ha evidenziato anche l’importanza di affrontare le questioni economiche e sociali del settore, in particolare l’adattamento al calo del consumo di vino. L’OIV, fondata nel 1924 da otto Paesi, oggi conta 50 Stati membri, responsabili dell’88% della produzione mondiale di vino. Nonostante la sua natura apolitica, l’organizzazione riunisce esperti tecnici e scientifici con l’obiettivo di armonizzare gli standard internazionali nel settore vinicolo. A novembre, la Cina diventerà il 51° Stato membro, mentre gli Stati Uniti, che si sono ritirati nel 2001, rimangono una notevole assenza.