Lo studio di KU Leuven pubblicato su Nature Communications
Visitando il sito del Verstepen Lab appartenente al VIB-KU Leuven Center for Microbiology è possibile ricavarne la mission scientifica: “Il nostro gruppo di ricerca utilizza il lievito come modello per studiare la regolazione genetica ed epigenetica, l’eredità e l’evoluzione negli eucarioti. La nostra ricerca combina teoria ed esperimento, includendo biologia molecolare, genetica, biologia sintetica, genomica, bioinformatica e modellazione matematica”.
Il team di bioingegneria che lavora a Lovanio (Belgio) sotto la guida esperta del Prof. Kevin Verstrepen ha recentemente sviluppato un’avanguardistica tecnologia basata sull’Intelligenza Artificiale in grado di generare nuove qualità di birra in un’ottica di ottimizzazione della produzione e del gradimento dei consumatori. Il recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications e ripreso da molti mainstream media tra cui The Guardian, ha mappato oltre 200 caratteristiche chimiche di 250 birre belga. Le informazioni collettate sono state poi incrociate con dati di ricerca sensoriale raccolti su un gruppo di persone formate alla degustazione di birra e sovrapposte ai record presenti nel portale RateBeer, banca dati che offre quasi 200 mila recensioni di birre.
Una volta raccolti i dati, gli scienziati hanno addestrato un modello di apprendimento automatico capace di restituire accurate previsioni sul tasting delle birre, partendo dallo spettro chimico delle diverse qualità di lieviti e luppoli. Gli autori dello studio di ricerca applicata hanno dichiarato di essere quindi già oggi grado di modificare i differenti flavour di birra in base alle preferenze e alle indicazioni di gusto fornite dai consumatori. Le applicazioni e le relative ricadute economiche di soluzioni tecnologiche di questo tipo sono più che evidenti. Possiamo dunque affermare che il futuro dell’industria birraia –e più in generale del field marketing – sarà nelle mani dell’Intelligenza Artificiale?
Leggi l’articolo (in lingua inglese) pubblicato su Nature Communications.