Nello sconfinato sub-continente indiano l’industria vinicola è stata, negli ultimi due decenni, protetta da vigili e severe restrizioni nei confronti dei prodotti d’importazione. Al sicuro fino a questo momento dalla concorrenza straniera, i vini indiani dovranno a breve fare i conti con i loro cugini d’oltreconfine. In primis i prodotti australiani.
Di fatti il Paese ha da poco firmato un accordo di libero scambio (FTA) con l’Australia, il quale permetterebbe un maggiore e più comodo accesso al mercato locale. L’industria vinicola, in particolar modo quella dell’Unione Europea, auspica d’esser la prossima della lista in questa serie di aperture. Quest’ultima parte, però, è ancora in fase di negoziazione. Sino a ieri, comunque, i vini australiani (come tutti quelli d’importazione) erano soggetti a un dazio del 150%, fra i più vertiginosi al mondo. All’interno del recente accordo quest’ultimo verrà drasticamente ridotto, in maniera graduale, così da non mettere a repentaglio l’industria vinicola nazionale.
Con il nuovo sistema in via di rodaggio, i dazi sul vino con un prezzo minimo d’importazione di 5 dollari a bottiglia saranno ridotti prima al 100%, successivamente al 50% entro 10 anni. Idem per le bottiglie con un prezzo minimo di 15 dollari: al 75% e successivamente al 25%. “La realtà è che gli accordi di libero scambio vengono firmati nell’interesse generale dell’economia. – ha spiegato Vinod Giri, direttore generale della Confederazione delle aziende indiane produttrici di bevande alcoliche – In questo modo il governo ha comunque garantito che il segmento del vino tradizionale non venga influenzato negativamente da queste concessioni. D’altra parte, l’accordo di libero scambio offrirà opportunità per il vino australiano di alta qualità e di pregio, di cui un Paese come l’Australia è orgogliosa”.