Forse non tutti sanno che il celebre Louis Pasteur, figura di spicco nella scienza e nella medicina, ha lasciato un impatto indelebile anche nel mondo della viticoltura. Nato nella ricca regione vinicola del Giura, in Francia, il suo percorso verso la scienza è stato, infatti, molto influenzato dall’importanza del vino nella cultura locale.
Il suo interesse per la chimica e la biologia lo ha guidato attraverso un percorso accademico inizialmente incline alle arti. “Come è noto ai più le ricerche pionieristiche di Pasteur sulla fermentazione a Strasburgo e Lille hanno rivoluzionato la comprensione di questo processo misterioso – hanno spiegato gli storici in un recente approfondimento – dimostrando che si trattava, in realtà, di un vivace fenomeno biologico guidato da microrganismi viventi. Forse è meno noto, però, che le sue intuizioni hanno confutato antiche teorie e aperto la strada a metodi di conservazione più efficaci, come la pastorizzazione, che ha contribuito a preservare la qualità del vino e si è estesa ad altri alimenti e bevande”.
Pasteur ha poi contribuito allo studio dei microrganismi responsabili di malattie nelle piante (fondamentale, in particolar modo per l’agricoltura enologica dell’epoca), negli animali e nell’uomo, basilare per lo sviluppo della teoria germinale delle malattie e la creazione di vaccini. La sua visione olistica della scienza e della vita è riflessa nella celebre frase: “C’è più filosofia e saggezza in una bottiglia di vino che in tutti i libri”. Grazie al lavoro di Pasteur, l’enologia moderna non solo garantisce la qualità e la sicurezza del vino, ma apprezza anche la complessità e la bellezza di ogni bottiglia, onorando così l’eredità di questo luminare scientifico.