“Siamo presenti in più di 36 paesi diversi in tutto il mondo. Ogni Paese ha i suoi standard e noi dobbiamo fornire molti documenti, compresi i dati chimici per i diversi allergeni. Le domande sugli allergeni che ricevo dai mercati di esportazione riguardano di solito il glutine, il latte, le uova e i crostacei”.
L’estratto d’intervista appartiene a Samantha Taylor, enologa della Hope Family Wines, la quale sta affrontando molte delle classiche sfide legate agli standard di esportazione. Per rispondere alle richieste dei consumatori vegani, ad esempio, sta attualmente sperimentando con delle nuove tecniche: sta, infatti, testando un agente di finissaggio a base vegetale per sostituire il caseinato di potassio derivato dal latte nei suoi vini Chardonnay. A basso contenuto alcolico, ipocalorici e vegani: sono queste le tipologie di vino più richieste dal mercato. Questa tendenza è particolarmente rilevante per le aziende vinicole californiane, che rappresentano il 90% delle esportazioni di vino degli Stati Uniti.
Un altro giovane produttore interpellato nella recente inchiesta è Chris Barrett di Pezzi King Estate, il quale sta sperimentando prodotti che possano ridurre ulteriormente le calorie, mantenendo una percezione di dolcezza senza aggiunta di zucchero. Questo approccio è considerato più sicuro rispetto all’uso di concentrati, che potrebbero esporre il vino a minacce microbiologiche. Casey DiCesare di Scheid Family Wines, infine, ha sviluppato con successo un marchio a bassa gradazione alcolica chiamato Sunny With a Chance of Flowers, utilizzando un processo di filtrazione per raggiungere il 9% di ABV senza aggiunta di zucchero: “Il 2018 è stata la nostra prima annata. – spiega DiCesare – Non raccogliamo in anticipo, ma lasciamo che le viti arrivino a maturazione completa e cerchiamo di non aggiungere zucchero”.