Durante l’avanzare della caratteristica stagione della vendemmia, i camion adibiti alla consegna dell’uva alle aziende vinicole si mettono in moto, ma i carichi trasportano molto di più dei semplici acini: è proprio per questo motivo che le selezionatrici d’uva da campo stanno diventando sempre più popolari fra gli investimenti di settore.
Questa precisa tecnologia sta venendo molto sperimentata in Australia, dall’Australian Wine Research Institute, per verificare se la selezione dell’uva a bordo campo possa migliorare la qualità finale del vino. Senza tener conto, tra le altre cose, che carichi più leggeri, o comunque meno superflui, ridurrebbero in maniera considerevole la tanto dannosa e discussa impronta di carbonio. Foglie, canne di vite, raspi e altro materiale che è stato raccolto dalle vendemmiatrici meccaniche: tra il 5 e il 7% di ciò che viene consegnato alle aziende vinicole è, di fatti, peso inutile. Il caso esemplare per questa tematica proviene dalle regione del Nuovo Galles del Sud.
L’azienda, la Duxton Vineyards, ha recentemente ampliato la propria collezione di selezionatrici interne: “Siamo davvero entusiasti e l’azienda lo adora. – hanno commentato – Le nuove macchine acquistate sono in grado di produrre 30 tonnellate all’ora, mentre all’inizio del nostro percorso d’investimenti, i primi macchinari di questo genere riuscivano a trattare giusto 5-10 tonnellate all’ora: erano macchine piuttosto piccole”. Il vigneto possiede ormai cinque selezionatrici a bordo campo e rientra nella sperimentazione sopracitata. Le selezionatrici, montate sul braccio laterale della vendemmiatrice semovente, separano il materiale diverso dall’uva (MOG), il quale viene lasciato cadere nel vigneto, mentre la frutta cade nel contenitore del vino.