I genomi provenienti da 2.448 campioni di vite raccolti in ben 23 siti, distribuiti a loro volta in 16 Paesi: questo il materiale che è stato necessario, ai ricercatori, per una piccola “rivoluzione” nella ricerca storico-scientifica circa l’origine della domesticazione della vite. I campioni, che comprendevano al loro interno sia varietà di vite selvatica che domestica, sono stati successivamente sequenziati 3.186 volte assieme a cromosomi della comune vitis sylvestris.
Da tempo, infatti, si ritenevano valide due distinte teorie: una ci diceva che le prime domesticazioni agricole siano avvenute nell’Asia occidentale e da lì derivino tutte le qualità odierne, mentre la seconda prevedeva che, fra uva “da tavola” e “da vino”, l’essere umano abbia coltivato in primis quella da bere. Entrambe le ipotesi, grazie alla mappatura genetica di questi recenti studi, si sono rivelate parzialmente erronee. La scienza ci dice che, in realtà, le aree geografiche primigenie sono perlomeno due, riconducibili al medesimo periodo: 11.000 anni fa, tra la già citata Asia occidentale e anche nel Caucaso.
Il team di scienziati ha inoltre appurato che, nel medesimo lasso di tempo, l’uva da tavola sia stata addomesticata assieme a quella da bere. Il sunto del lavoro di approfondimento svolto, pubblicato poi sulle prestigiose riviste Science e Perspectives, ci dimostra ancora una volta quanto il mestiere dello storico e quello del ricercatore scientifico non si escludano a vicenda e che, anzi, collaborando possano raggiungere facilmente traguardi insperati. Fino a poco fa, di fatti, si conosceva ben poco del vino a livello evolutivo.