Gli scossoni finanziari scaturiti dai recenti eventi della Silicon Valley americana, pilastro della tecnologia statunitense, si sono riverberati a grandi distanze, geografiche e concettuali. Di fatti, le conseguenze sono state accusate in maniera considerevole anche da investitori e semplici clienti del settore vinicolo, concettualmente molto distante dall’universo tech epicentro di questa crisi economica.
Il 9 marzo, ad esempio, i venture capitalist e i fondatori di aziende tecnologiche si scambiavano frenetici messaggi, che hanno alimentato una storica corsa alla Silicon Valley Bank (SVB). In tutto ciò sono stati lasciati indietro moltissimi importanti clienti, molti dei quali legati proprio al mondo dell’enologia a stelle e strisce. Quando è crollata, SVB aveva 1.2 miliardi di dollari di prestiti alle aziende vinicole. “Non eravamo nella chat del gruppo VIP. – ha commentato Jasmine Hirsch, direttrice generale di Hirsch Vineyards di Sonoma – Siamo agricoltori! Confidiamo che la nostra banca ci sarà anche domani. E invece…”.
Con la vendita parziale di SVB da parte del governo, i viticoltori delle fertili regioni vinicole a nord di San Francisco rischiano di perdere un partner fondamentale. La divisione vitivinicola di SVB è stata un pilastro fondamentale per il settore, prestando più di 4 miliardi di dollari alle aziende vinicole dal 1990 e pubblicando un rapporto annuale sullo stato dell’industria vinicola che è diventato così popolare da ricevere una copertura sul New York Times. “Startup e vino: le due cose si legano molto bene. – ha commentato Alessandro Chesser, ex dipendente proprio della SVB – La banca riceveva vino dai clienti di settore e poi lo inviava ai clienti delle startup, giusto per citare un esempio”. Il settore vinicolo era cresciuto del 20% all’anno nei primi anni 2000, ma la crescita è scesa al 10% nel 2010. Stagnante nel 2016 e negli ultimi due anni si è ulteriormente ridotto.