Purtroppo, per quanto molte aziende enologiche in tutto il mondo possano aver lottato con le unghie e con i denti negli ultimi anni, nel migliore dei casi le vendite risultano stagnanti. Questo quanto emerge dai continui rapporti e analisi di settore, i quali comparano lo stato attuale di cose con i livelli registrati nell’era pre-Covid. L’inflazione ci mette del suo, continuando a far la salire la spesa dei consumatori.
Un triste modello ormai persistente in quasi tutte le categorie, dove quella del vino non fa eccezione: l’acquisto di piccoli articoli di lusso come una buona bottiglia di vino sono, infatti, i primi a essere frenati dalle giuste preoccupazioni dei clienti. Una delle scappatoie che sembrano unire i tentativi messi in atto dalle aziende è proprio la specializzazione in tecniche di produzione differenti, più mirate e particolari, ma soprattutto più etiche.
Un case–study esemplare giunge da oltre la Manica, dal mercato britannico, dove i numeri del vino organico e bio sono in netta crescita. La crescita annua arriva al 9,2% per il segmento dei vini biologici, che è la sottocategoria più performante: il tutto suggerisce che il trend è destinato a rimanere. Con i consumatori che diventano più selettivi anno dopo anno, questo spiraglio offre certamente un grande potenziale da esplorare per i membri dell’industria vinicola. È probabile che l’attuale panorama sociale ed economico mondiale incoraggi i consumatori a mantenere i loro piccoli lussi a tutti i costi, ma l’industria del vino deve continuare a promuovere il valore della qualità.