Il tacco d’Italia, il gioiello della regione Puglia, conta così tante eccellenze e punti di forza che, a enumerarli, non basterebbe una giornata. Ora anche la produzione di vini, come evidenziano molti esperti e osservatori da tutto il mondo, sta sgomitando per ottenere il tepore dei riflettori.
Non che prima fosse assente una secolare tradizione enologica, però negli ultimi cinque anni il fenomeno di questo settore sta mutando le proprie forme verso connotati sempre più di qualità e internazionali. 32 i vini a denominazione di origine controllata e 4 a denominazione di origine controllata e garantita, con addirittura nuovi vini IGP in arrivo.
Per non parlare delle esportazioni: solamente un parco 6% della produzione del Sud Italia è destinata all’estero, mentre ben il 90% dei vini pugliesi in bottiglia vengono spediti fuori dai nostri confini nazionali! Si è passati insomma, a detta degli analisti, da un mercato dei vini sfusi a una generazione più giovane e attenta, capace di selezionare varietà e terreni competitivi con le altre regioni d’Italia e del globo, in termini di qualità come di prezzo. Per non parlare del fatto che la Puglia si assesta al secondo posto, dietro solo alla Sicilia, per produzione di vini biologici. Negroamaro, Bombino Bianco, Gravina, Primitivo.
Sono solo alcune delle rinomate varietà oggi celebrate anche oltreoceano. Un’altra punta di diamante della crescita del mercato vinicolo pugliese è senza alcun dubbio lo sfruttamento sapiente dell’agriturismo. I due elementi, vino e ospitalità, si rafforzano vicendevolmente, come ricorda anche Gaetano Marangelli delle Cantine Menhir Salento: “Cinquant’anni fa tutte le cantine producevano anche olio d’oliva, formaggio, polli e uova. Io e alcuni miei colleghi stiamo cercando di riportare in vita tutto questo”.