“Tutti i negozi di liquori in India si chiamavano wine store: da qui l’equivoco che ha portato molti connazionali a credere che vino fosse sinonimo di liquore. Quando abbiamo iniziato, nel lontano 1997, quasi nessuno era a conoscenza di cosa fosse il vino”. A parlare della situazione enologica nello sconfinato subcontinente indiano è Rajeev Samant, fondatore della Sula Vineyards.
Infatti, per quanto la nazione possa vantare molteplici e millenari tradizioni, quella enologica è alquanto lacunosa e, solamente negli ultimi decenni, alcuni pionieristici imprenditori stanno correndo ai ripari. Ma come innestare una cultura e una coltura di questo genere, su di un terreno così ritroso sia per tradizioni che per clima? La risposta risiede forse, come in molti altri casi, nella tecnologia e nella tecnica. Sono molte le tecniche di approccio tentate: dall’inversione della stagione di coltivazione della vite alla sostituzione dell’uva con i kiwi, dall’investimento nell’innovazione al confezionamento del vino in lattine.
Sempre il signor Samant, in una recente intervista, ha descritto gli ostacoli che ha dovuto affrontare per diffondere il vino nel suo Paese, dai blocchi governativi per la licenza di produzione sino al coinvolgere l’attenzione dei consumatori indiani, a dir poco disinteressati prima di allora. “L’India – ha poi aggiunto – non è tradizionalmente un Paese di bevitori di vino, a causa di un precedente periodo di proibizionismo e di prezzi più alti rispetto ad alcolici come il whisky e il brandy prodotti localmente”.
Anche il clima, come accennavamo, non è un alleato: a seconda della regione, fra marzo e aprile si possono facilmente oltrepassare i 40°. Qui entra in gioco, anche negli stabilimenti di Samant, la tecnica e la tecnologia: coltivare le uve durante l’inverno per poi raccoglierle sul finire della stagione da un lato, dall’altro l’utilizzo di acciaio refrigerato per la conservazione del prodotto finale. “Mi sono reso conto che per produrre buoni vini tropicali è necessario che siano refrigerati. È costoso, ma per noi porta qualità”.