Come si legge in un recente rapporto finanziario: “I portafogli tradizionali hanno sofferto la volatilità in un contesto d’inflazione ai massimi storici da molti decenni, d’impennata dei prezzi dell’energia, di deterioramento della crescita economica e di tensioni geopolitiche”. Eppure, sempre da quanto emerge secondo questi recenti dati, un settore (quasi) immune a qualsivoglia crisi sembra essere proprio quello dei vini pregiati.
Anzi, sempre assecondando le analisi, si tratterebbe di un mercato che, continuando la sua traiettoria ascendente, nel corso dell’anno è in grado di battere perfino l’oro e gli indici finanziari come l’S&P500 e il FTSE100. Forti perdite nei mercati azionari e obbligazionari globali, tutti registrati nei dodici mesi dell’anno appena conclusosi, eppure il settore del vino pregiato è riuscito a concludere addirittura con un rialzo del 20,54%. Un contesto macroeconomico volatile, in cui rappresenterebbe con ogni evidenza l’eccezione: ha, infatti, superato facilmente gli asset finanziari tradizionali e gli asset alternativi come appunto l’oro, chiudendo l’anno con un rendimento dell’1,55%.
“Il calo di dicembre – si legge sempre nel medesimo report – ha portato a uno dei peggiori anni dalla crisi finanziaria globale per molti settori. Ci ha ricordato che siamo ben lontani dall’invertire la rotta, poiché la debolezza della crescita, l’inflazione e l’ulteriore stretta monetaria a breve termine hanno arrestato la ripresa. Nel frattempo, però, il vino pregiato è rimasto in buona salute anche nell’ultimo trimestre dell’anno”. Per fortuna un faro di speranza, aggiungeremmo noi. Si prevede, di conseguenza, che gli investitori continueranno a cercare asset reali come il vino pregiato anche nel 2023.