Il sake, bevanda alcolica tradizionale giapponese, sta guadagnando crescente popolarità a livello globale, grazie anche al crescente interesse per la cucina giapponese. Junichiro Ozawa ad esempio, capo della Ozawa Brewery, una delle più antiche birrerie giapponesi, spera che la pratica della produzione di sake venga riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
Questo riconoscimento, previsto per il prossimo mese, valorizzerebbe la tradizione secolare della produzione di sake, che risale a oltre mille anni fa. “La produzione di sake, che richiede circa due mesi, dipende da ingredienti fondamentali come il riso e l’acqua. – spiega l’orgoglioso Ozawa – Per essere classificato come sake giapponese, il riso deve essere giapponese e l’acqua, come quella delle due sorgenti della Ozawa Brewery, deve essere di qualità fresca e morbida, ideale per la fermentazione.
Le esportazioni di sake giapponese hanno raggiunto i 41 miliardi di yen all’anno, con gli Stati Uniti e la Cina come principali destinazioni, e nuovi mercati come Brasile, Messico e Francia che stanno cominciando a mostrare interesse. Questo aumento delle esportazioni, che sono passate da 22 miliardi di yen nel 2018, testimonia l’espansione della bevanda al di fuori del Giappone”. Il sake, che in Giappone ha anche connotazioni religiose e culturali, viene utilizzato in riti purificatori e in celebrazioni come matrimoni. Il riconoscimento UNESCO potrebbe aumentare ulteriormente le esportazioni, aiutando la tradizione a prosperare in un mondo sempre più competitivo.