“La rientranza sul fondo di una bottiglia di vino è una scelta del produttore e non ha alcun impatto sulla qualità del vino”. Questo, perlomeno, è quanto affermano molti degli esperti e degli appassionati contemporanei, in questo caso il sommelier Stéphane Sanchez. “Può aver un senso – ha poi aggiunto – per i produttori di vino i cui prodotti siano stati concepiti per una lunga conservazione, come ad esempio un Bordeaux pregiato. In tal caso è auspicabile utilizzare questo tipo di bottiglia.
Ma non è strettamente necessaria per un produttore i cui vini saranno bevuti entro un anno dall’uscita sul mercato, come ad esempio un rosé”. In lingua italiana questa base tradizionale dei recipienti di vino viene chiamata solitamente e semplicemente “base”, mentre in inglese il lessema è “punt”, ovvero puntino. Raramente rintracciabile sulle bottiglie di altre tipologie di alcolici, quest’ammaccatura alla base è, invece, immancabile quando si avanza nel reame dell’enologico.
Storicamente, nel corso dei secoli, aveva però una funzione ben precisa: stabilizzare e rinforzare. Infatti, in passato, i contenitori erano così lavorati dal soffiatore del vetro per ridurre al minimo i danni da urto, rendendo il tutto sia più equilibrato che strutturalmente più saldo. Oggi, con l’avvento delle più moderne tecniche di produzione, questa funzione è praticamente decaduta ovunque. Sono in molti, però, a sostenere che questo tradizionale rigonfiamento ai piedi delle bottiglie possa ancora essere sfruttato: aiuterebbe a raccogliere sul fondo i sedimenti che, invecchiando, il vino produrrà di anno in anno, evitando che finiscano nel bicchiere una volta versato.