“I dati sull’export sono incoraggianti. Il filo diretto che ci lega ai lavori, che sta portando avanti la Commissione europea per riformare il testo unico delle indicazioni geografiche, va in questa direzione: rendere la filiera delle aziende sempre più competitiva”. A parlare è direttamente il presidente di AssoDistil, Casare Mazzetti.
I dati a cui si fa riferimento sono quelli del mercato italiano della grappa, un settore che presenta senza alcun dubbio più di una faccia della medaglia ma che, concentrandoci sulle note più incoraggianti, può vantare dei risultati di export davvero notevoli: solo nel primo semestre 2022 si sfiorano quota 28 milioni di euro, un rialzo netto di +17% in valore e +9% in volume, se prendiamo in considerazione il corrispettivo dell’anno passato di 24 milioni. Germania, Svizzera, Austria, U.S.A. e Spagna i paesi più affezionati alle grappe nostrane secondo i più recenti report. Le analisi sono state prodotte da Nomisma, per accompagnare l’Assemblea Annuale di AssoDistil.
L’altra faccia della medaglia di questo altrimenti fortunato settore potrebbe forse riguardare la questione dei rincari, i quali minacciano le marginalità. Cosa significa? Rientriamo ancora una volta nell’annosa problematica dell’aumento incontrollato dei costi delle materie prime e del ritorno dell’inflazione: più della metà delle imprese legate alla grappa soffrono per l’innalzarsi dei costi di energia elettrica e gas che sfiorano il 40%!
Tutto ciò ha spinto, com’era prevedibile, a drastici metodi di fronteggiamento, trovandosi non da meno in drastiche circostanze: l’86% delle aziende di distillati sta prendendo in considerazione, ove non avessero già agito, di rialzare i consueti prezzi finali. L’80% sta altresì soppesando la possibilità di passare a nuovi fornitori. Insomma, senza alcun dubbio un mercato di luci e ombre, spunto di riflessione di macro-tematiche.