Abbiamo ampiamente parlato, nei mesi precedenti, dell’incredibile quanto nefasto impatto dei diffusi incendi sull’economia vinicola statunitense degli ultimi anni. La preoccupazione è, com’è naturale, in crescita, in particolar modo lungo la costa occidentale. Per fortuna vi sono state abbondanti piogge invernali nell’ultima stagione, che hanno riempito i bacini idrici e le falde, i quali potrebbero alleviare un poco il rischio incendi. D’altro canto, però, sussiste la spada di Damocle dell’abbondante “erba secca”, miccia prediletta per disastri di questo genere.
Come sappiamo, gli incendi a livello enologico possono essere dannosi anche semplicemente sul piano della qualità delle uve, come ci ricorda Antonino Li Brizzi, CEO di Della Toffola USA: “Anche mezz’ora di contatto con il fumo causato dagli incendi può essere sufficiente a contaminare l’uva e il vino, rendendolo sgradevole o spesso invendibile. Alcuni dei nostri clienti hanno corso il rischio di perdere un’annata, con un impatto economico sull’azienda”. La tecnologia, come spesso accade se ben spesa, può accorrere in aiuto di questi vessati agricoltori. In molti, infatti, hanno tentato le più svariate opzioni: i trattamenti preventivi in vigna, il rivestimento dell’uva con pellicole protettive, il lavaggio con bicarbonato di sodio e, durante la vinificazione, lieviti che esaltano il sapore o la tecnologia Biothermo Cooler all’interno delle cosiddette flash tank.
La soluzione, ad esempio, dell’azienda Della Toffola, è molto richiesta anche da realtà enologiche confinanti: consiste nello sviluppare una speciale membrana a osmosi inversa, sufficientemente morbida da rimuovere i fenoli volatili dell’affumicatura e sufficientemente stretta da trattenere i componenti che esaltano il vino. Il permeato risultante viene trattato con un assorbente alimentare mirato ai fenoli specifici che causano l’odore di fumo e poi ricombinato con il vino. L’intero processo avviene all’interno del sistema di osmosi inversa Moviro, autonomo e altamente automatizzato.