Nel lungo e delicato processo che porta il chicco d’uva a tramutarsi in una bottiglia di vino più o meno eccezionale, sono svariati i momenti di estrema delicatezza che vengono attraversati con gran cautela dai coltivatori e dai produttori. Uno dei momenti cruciali, tuttavia, è senza dubbio quello della vendemmia finale: una raccolta prematura può causare un sapore troppo amaro, mentre un ritardo comporterebbe un eccesso di “dolce”.
Si tratta di un equilibrio delicato, affinato in secoli e secoli d’esperienza enologica. Un equilibrio, però, sempre più minacciato dal cambiamento climatico. Le stagioni più corte hanno spostato la data della vendemmia, come dimostra il caso francese di Châteauneuf-de-Pape, che ha avuto uno slittamento di quasi tre settimane dal 1960. Insorgono inoltre malattie sconosciute in passato, gli schemi delle piogge cambiano e il caldo che in passato accelerava la vendemmia ora secca le viti.
In questo caso, come in molti altri, la tecnologia può dare una grossa mano ai produttori: molti si stanno, infatti, affidando ai dati dettagliati e al monitoraggio satellitare per raccogliere l’uva al momento ottimale. Aziende come Ticinum Aerospace e TerraNIS, ad esempio, utilizzano satelliti per tracciare la salute delle viti e fornire dati alle piattaforme dei viticoltori. Questo approccio basato sui dati, sebbene meno romantico, offre decisioni informate per l’industria. Come spiegano gli stessi esperti coinvolti: “Tecnologie avanzate come sensori satellitari potrebbero invertire queste tendenze. Gli esperti immaginano un futuro in cui gli agricoltori possano basare la gestione dei campi su dati satellitari, affrontando malattie, parassiti, necessità nutritive, stress idrico e tempi di raccolta ideali.”.