Miller Lite è una birra Americal Lager prodotta negli Stati Uniti, in commercio dal 1975 e di proprietà della Molson Coors Beverage Company, azienda con fatturato in costante ascesa e assestatosi intorno ai 12, 8 milioni di dollari nel 2022. Come già accaduto per la birra Bud Light, che ha impiegato in uno spot l’attivista e influencer trasgender Dylan Mulvaney (ne abbiamo parlato anche in questa rubrica), anche Miller Lite ha lanciato uno spot che sta suscitando polemiche e relativi boicottaggi sul mercato.
Nella pubblicità l’azienda si scusa per l’uso di immagini di donne in bikini utlizzate nelle sue precedenti campagne. Più in generale, nello spot viene fatta una richiesta di perdono per l’utilizzo sistematico che viene fatto dell’immagine della donna da parte dell’industria birraria. Si tratta di un’altra operazione di pinkwashing? Non esattamente. Miller Lite ha letteralmente messo in vendita i diritti delle sue precedenti campagne, il cui ricavato servirà a finanziare la produzione di fertilizzante per la coltivazione del luppolo di aziende produttrici di birra a conduzione femminile.
La testimonial della campagna è la comica americana Ilana Glazer ─ diventata celebre per la serie televisiva Broad City ─ che attraversa un ideale museo della birra e afferma: “Le donne sono state tra le prime a produrre birra, in assoluto. Dalla Mesopotamia al Medioevo fino all’America coloniale, sono state le donne a produrre la birra”. E aggiunge: “Secoli dopo, come ha fatto l’industria a rendere omaggio alle madri fondatrici della produzuione di birra? Ci hanno messo in bikini. È ora che la birra si faccia perdonare dalle donne”. La campagna pubblicitaria ha ancora una volta infiammato gli animi dei bevitori di birra pià conservatori negli Stati Uniti che hanno subito invitato a boicottare Miller Lite.