“L’industria degli alcolici ha tre problemi principali: l’autenticità, la prova di proprietà e il mercato della rivendita: il mercato secondario del vino e degli alcolici è estremamente complesso”. Sono proprio queste annose problematiche, eviscerate in una recente intervista, che hanno spinto i cugini Sam e Dov Falic a lavorare a un’alternativa. Sono di fatti gli orgogliosi fondatori del primo marketplace al mondo di vini e liquori con NFT.
La tecnologia blockchain, ne abbiamo discusso più volte, prende sempre più piede nel mercato wine&spirits, e con chi approfondire di più l’argomento se non con due pionieri come loro? “Sussisteva un vuoto incolmabile in cui il fornitore non aveva alcuna informazione sul proprio consumatore e il consumatore non aveva accesso al fornitore” hanno aggiunto. Precedentemente per mercati secondari, ad esempio, s’intendevano soltanto case d’aste come Sotheby’s o Christie’s. Ma la maggior parte delle persone non aveva idea di come mettersi in contatto con queste realtà, e soprattutto in tal caso avrebbe dovuto farsi carico di oneri quali assicurazioni e spedizioni.
Da qui, l’ennesimo spunto per cercare una nuova via per fare business: “Il modo più semplice per capire un NFT è il seguente: si tratta di un bene unico e irripetibile la cui proprietà e autenticità è pubblicamente dimostrabile su un libro mastro digitale e pubblico, che si chiama blockchain. Quindi, semplificando, chiunque può andare online e vedere chi possiede cosa: questo dà davvero più responsabilità a chi possiede un bene”.
Per quanto riguarda BlockBar, il cliente effettua l’acquisto e la sua bottiglia viene conservata in una struttura a Singapore sino a quando non desidera riscattarla: l’NFT funge proprio da certificato digitale per dimostrare di esserne il legittimo proprietario. I numeri del successo non mentono: a un anno dal lancio gli utenti erano 300.000, le vendite di 7 milioni di dollari, compreso un investimento di 226.000 dollari in una bottiglia di Hennessy 8.