Il panorama del vino australiano vive attualmente una sorta narrazione a due facce. Da un lato, infatti, troviamo l’unificazione del mercato vinicolo commerciale, come evidenziato dalla recente acquisizione delle attività vinicole australiane di Pernod Ricard da parte di Australian Wine Holdco Limited, proprietaria di Accolade Wines.
Questo accordo, che riunisce marchi celebri come Jacob’s Creek, Orlando Wines e Hardys, ha rafforzato l’offerta di vini su larga scala, portando l’attenzione sulla qualità futura dei vini di volume. Parallelamente, vi è poi un crescente apprezzamento per i vini pregiati australiani. Produttori che valorizzano antichi terroir, come quelli della Barossa Valley, stanno conquistando il mercato dei collezionisti grazie alla qualità delle loro annate. Le annate 2008 e 2010 australiane sono tra le più ricercate, con un leggero calo dei prezzi rispetto alla media del mercato. Inoltre, l’aumento delle vendite all’asta di vini di alta gamma, come dimostrato dai 14.659 euro incassati da iDealwine nei primi sei mesi del 2024, conferma l’interesse crescente.
Come hanno approfondito correttamente alcuni analisti di mercato locali: “Vini come il Penfolds Grange 1982 e The Schubert Theorem 2019 della Standish Wine Company sono esempi di bottiglie che stanno contribuendo a consolidare la reputazione dei vini australiani di lusso. L’attenzione verso questi vini non solo sta creando un mercato in espansione, ma anche una nuova identità per l’Australia vinicola, capace di bilanciare la produzione commerciale con quella artigianale di qualità superiore”.