Uno champagne raro, di nome e di fatto, che ha ricevuto i primi onori nientemeno che dalla sfortunata regina Maria Antonietta di Francia, sul finire del XVIII secolo. Una corona ornata di pizzo dorato, questo l’attuale logo dell’azienda Champagne Rare per omaggiare le proprie nobili origini. Un lungo cursus honorum che, dalla corte di Versailles, giunge ora al classico connubio artistico-enologico newyorkese.
Dai gioielli di corte, si potrebbe ironizzare, ai gioielli di rifiuti! Questo perché proprio nel riciclo di spazzatura nasce il concept di jewelry design che ha sostenuto questa fortunata mostra, intitolata “Champagne and Art”, svoltasi al Ritz Carlton Nomad. Sacchetti di plastica, bottiglie di plastica e persino mozziconi di sigarette, giusto per citare alcuni dei materiali utilizzati dall’artista francese William Amor, autore dei leggiadri gioielli e dei realistici fiori che hanno stupito i sofisticati avventori dell’evento.
A orchestrare la riuscita iniziativa la sagace direttrice di Rare Champagne Maud Rabin, per sponsorizzare il lancio del “Rare” Rosé 2012. Quest’ultimo, seguendo gli aggettivi della stessa Rabin, sarebbe frutto di grandissima audacia: “derivante dall’elegante libertà e dall’energia creativa. In definitiva uno champagne veramente trascendente!”.
La direttrice, nonché organizzatrice della kermesse, ha poi sottolineato il legame fra l’idea di un jewelry design e una viticoltura sostenibili: “Spesso questi beni rari hanno contribuito a distruggere risorse preziose, a danneggiare una comunità o a far perdere molte vite, solo per acquisire un oggetto prezioso. Questo al giorno d’oggi, fortunatamente, non è più possibile o anche solo pensabile. Un prodotto che non fa parte della buona battaglia non avrà mai valore per tutti coloro che sono preoccupati per il destino della razza umana”.