“Arancione”, “naturale”, “pet–nat” e “biodinamico”. Queste, e moltissime altre, sigle ed etichette sono spuntate come funghi negli ultimi anni all’interno del mercato enologico globale. Si tratta di terminologia e di rispettive produzioni per così dire di nicchia, di qualità, di diversità. Tutti questi aggettivi hanno continuato a maturare e a crescere, nonostante le durissime stagioni affrontate dal settore a causa del Covid.
Ma, in fondo, si dice che lo stress delle viti porti a vini migliori, forse quest’antica regole mutuata dai proverbi tradizionali può valere anche per le fluttuazioni di mercato e le direzioni che quest’ultimo imboccherà. Ne sanno qualcosa in Cina, ad esempio, i produttori di vini orange nazionali: quasi sconosciuti prima dell’avvento della pandemia, ora sulla cresta dell’onda per vendite ed esportazioni. Aziende produttrici come COFCO (GreatWall), Silver Heights, Longting e Charme, quest’ultima creatrice proprio di un pluripremiato arancione chiamato Viognier 2021, al decimo posto in una prestigiosa e recente classifica dei 100 migliori vini cinesi.
“È stato davvero eccezionale. – ha dichiarato Shuai Zekun, noto critico – L’anno scorso ho assaggiato quasi 8000 vini da tutto il mondo e questo Viognier brilla ancora tra i suoi colleghi orange wine”. In generale, insomma, le ricerche sembrano confermare un incremento costante e generico dei vini ricercati e di qualità per quanto concerne il mercato cinese, tutto grazie a un mix d’influenza estera, ambizione locale e necessità economiche. “Non possiamo ignorare le tendenze enologiche internazionali e i giovani che cercano qualcosa di nuovo. – ha spiegato un eminente esperto di marketing locale – La gente in Cina sente parlare di vini naturali, di vini arancioni e ha giustamente iniziato a provarli”.