“Il mondo del vino e quello della finanza sono considerati distanti. In realtà abbiamo fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima, almeno in Italia”. A parlare è Alessandro Mutinelli, amministratore delegato del gruppo Italian Wine Brands. Stiamo parlando di una realtà detentrice di svariati record e primati: il primo gruppo vitivinicolo quotato in Borsa, nonché il solo in questo settore a non possedere vigne e terreni fra i propri asset.
400 addetti diretti, market cap (il valore totale in dollari delle azioni in circolazione di una società quotata) a 60-65 milioni, una crescita in termini di ricavi del 5.2% nel solo 2022, quota 430.4 milioni: sono solo alcuni dei numeri da capogiro portati “nel calice” di Italian Wine Brands. Il quartier generale del gruppo ha sede nella metropoli di Milano, ma le sedi si allargano anche all’estero: U.S.A., Londra, Svizzera, Asia. “In sette anni – Mutinelli – siamo cresciuti sia in termini aziendali, grazie a una serie di aggregazioni, che in relazione al valore in borsa.
Non abbiamo terreni nostri se non quelli in gestione esterna, dunque abbiamo pochi investimenti fissi in asset materiali, dunque riusciamo ad investire molto in promozione, marketing, presenza sui mercati, con minore fabbisogno di capitali e una maggiore redditività, tema che piace ai mercati”. Di 200 milioni, invece, il valore investito in acquisizioni nel solo ultimo anno e mezzo. Si allungano anche in Italia, e non solamente sui mercati internazionali, le ramificazioni di Italian Wine Brands: Trentino Alto Adige, Piemonte, Puglia, Veneto, Toscana, giusto per citare alcune realtà più locali, ma comunque vitali.