L’intelligenza artificiale, come ben sappiamo, influenza anno dopo anno in maniera sempre più incisiva la nostra vita, le nostre scelte, i nostri lavori. Basti pensare ai recenti risvolti sul caso del sistema ChatGPT in Italia. Rimanendo nel campo vinicolo, ci sono domande che abbiamo avuto modo di porci più volte, ma che pare giusto reiterare in quanto le risposte sono molteplici e in continua evoluzione, proprio come la tecnologia.
Una di queste è se l’IA (o AI all’inglese) potrà sostituire un giorno, molto o poco distante, il ruolo di un capace sommelier o di un addetto alla vendita di un’enoteca. Remano in questa direzione gli amici di Wineally, una piattaforma progettata per aiutare i consumatori a migliorare le loro esperienze enologiche e gastronomiche. Società tecnologica con sede in Svezia, Wineally ha creato complessi algoritmi per abbinare vino e cibo: il tutto si basa sull’abbinamento di quello che chiamano il DNA di un vino con il DNA di un piatto, insieme alle preferenze personali del consumatore per trovare gli abbinamenti perfetti.
Wineally grstisce più di 750.000 vini – tra cui molti vini della Nuova Scozia – nel suo database, ognuno categorizzato secondo vari parametri con l’aiuto di un team interno di sommelier. “Secondo un’indagine di mercato nordamericana, l’88% dei consumatori di vino spenderebbe probabilmente un po’ di più per una bottiglia di vino se sapesse che si abbina perfettamente al proprio pasto” ha spiegato soddisfatto Ole Nielsen, l’orgoglioso fondatore di Wineally. “Per quanto concerne il cibo – ha poi continuato – i piatti vengono caricati dagli chef e a ciascuno di essi viene assegnato un DNA complesso basato su vari parametri, tra cui i livelli di acidità, la dolcezza, il contenuto di grassi e vari altri fattori”.